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GIOIELLI TRIBALI- TIRBAL JEWELS

Presso i Lega e altre società altamente gerarchizzate, i gioielli possono distinguere fino a 6/7 ranghi diversi. Tra i Bambara le collane possono significare, per forma, colore e materiale, una vocazione all'arte della parola e alla sua maestria, e quanto agli anelli… il loro significato varia a seconda del dito sul quale figurano”.

Susan Rodgers, a proposito dell'Indonesia, ha discusso a lungo la valenza del gioiello nel merito del rango e del ruolo sociale, dello scambio interfamiliare e dei rapporti con il soprannaturale, indicandolo come uno snodo essenziale per il funzionamento di quella società e quindi per la sua comprensione e descrizione.

In India, il discorso è, se possibile, ancora più complesso; laddove si contrappone alla tradizione tribale del gioiello essenzialmente religiosa e dotale, quella colta ed aulica derivata da modelli iraniani e greco-alessandrini, riveduta più tardi da influssi centroasiatici e musulmani, identificabili in termini di dignità di castale e nobiliare: in tal senso il subcontinente indiano è terreno di elezione per chi volesse accostare la tematica del gioiello a tutto tondo.

In entrambi i casi (tra gli esempi più eclatanti) il motivo per cui certi poteri sono cristallizzati nel gioiello rimane oscuro, e la realizzazione del fatto accertato rischia di essere limitata alla descrizione dei tipi, dei loro usi e funzioni.

Una prima spiegazione potrebbe essere quella dei materiali di base, della loro rarità e preziosità: la conchiglia, l'avorio, il corallo, la tartaruga, il corno, le pietre colorate, i metalli. E con questo, il gusto per la forma insolita, bella, curiosa e inverosimile: lo scarabeo, la piuma, la zanna, il becco e l'artiglio.

Questo per quanto riguarda il materiale: che viene poi sottoposto, con manualità e tecniche raffinate, a trasformazioni, metamorfosi e interconnessioni. Il risultato finale è quello davanti ai nostri occhi: la perfezione formale, la capacità di combinare materiali diversi e quel tanto di spettacolare ed esuberante nei colori e nelle proporzioni per accendere il desiderio dell’altrui sguardo.

Ebbene, un giorno abbiamo tolto ognuno di questi oggetti da un collo, un polso, un dito e una caviglia: oggetti che in precedenza erano stati attesi, amati, dati e ricevuti - mai gratuitamente o casualmente. Una giovane ragazza Zuni ha rinunciato ai suoi orecchini di vergine perché si era sposata; e a Nias solo un capo ha il diritto di indossare un orecchino "gaule" e perché? Cosa sono questi se non frammenti di un linguaggio, che aspettano di essere pienamente interpretato e descritto? Perché ancora una volta, anche così, attraverso lampi di intuizione, notizie raccolte e tradizioni narrate, il gioiello rimane puro e spoglio, una reliquia preziosa, memoria incompleta?

Perché il primitivo non ingioiella se stesso: si adorna, e in grande stile, negli occhi impressi del villaggio. Il narcisista unge e colora la sua pelle, si tinge i capelli o li rade e li veste in modi elaborati, e trucca i suoi occhi. Forse ha avuto un cranio deformato fin dall'infanzia; i denti possono essere limati, le labbra e le orecchie forate, e può anche essersi tatuato e scarificato o indossare busti che si stringono e si modellano: è la farfalla nata dal bruco.

La lingua si complica, il messaggio sovrabbondante; il gioiello diventa parte di un'affermazione articolata e difficile, esibita dal primitivo fingendosi indolenza: il gioiello non è solo un oggetto prezioso da ostentare. Né, però, è un oggetto da leggere in termini primariamente antropologici: il gioiello ha infatti un suo “luogo naturale”. Così come per la maschera è impossibile tralasciare il costume, il suono della musica ei gesti del danzatore, così per il gioiello è impossibile pensarlo al di fuori di quel complesso mondo delle “arti del corpo” descritto da Leiris: che è inoltre la manifestazione fisica di un modo di essere, in una società rigidamente formalizzata per i cui membri il gioiello indica manifestamente status e lignaggio.

Così contestualizzato, si potrebbe supporre che il gioiello giochi un ruolo particolare (particolarmente importante) in questo “codice corporale”, fino a diventarne l'elemento più mobile, trasmissibile e prezioso. Così, nello spazio delle generazioni, può diventare il rifugio della sacralità ancestrale, gruppi affiatati e forza vitale, forza magica e virtù talismanica.

E così, nello sforzo quotidiano di ricomporre il nostro essere e colmare il vuoto nella nostra storia, credo che questo approccio al gioiello non sia solo corretto, ma lo anima e lo umanizza, rendendolo in definitiva più prezioso e familiare, quasi ancora intriso di il calore carezzevole dei ricordi e dei corpi altrui.

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